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Da Libro che non finito | (1990-2000) | |
Una farfalla o due | In memoriam Chlebnikov | 1.
Coloro che qui vissero, e che saranno vivi
finché si costruiranno la soffitta,
non voglio averne il pane di avida malizia:
qualsiasi cosa d’altro, ma non questo.
Ma anche tu, e tu, con cui potrei la vita
vivere anche nel virgulto terreno,
sia pur con gli occhi d’una pietra sciita,
ma te ne prego, vieni via con me!
Che c’importa, se al giorno basti il fatto e alla notte la sua pena?
Il mondo, come un teschio, guarda: in nessun luogo, fisso.
Il tempo d’una, Velimir, farfalla o ancora meno
abbiamo colorato l’immondizia.
2.
La farfalla vola e in cielo
scrive nel corsivo dell’altezza.
Nel piccolo mulino di grano arancio turchino
si macina fino fino
di non so chi la fattezza.
Il dolce desiderio è più forte
della forza passionale e grezza.
Così in fretta, più in fretta! – lo capisco ancora –
con l’inchiostro delicato, l’inutile altezza.
Traccia tre-quattro parole in qualche luogo,
a qualcheduno scrivi, laggiù che vedi:
noi siamo in ginocchio, e di nuovo,
e centomila volte di nuovo
La farfalla vola e in cielo
scrive nel corsivo dell’altezza.
Nel piccolo mulino di grano arancio turchino
si macina fino fino
di non so chi la fattezza.
Il dolce desiderio è più forte
della forza passionale e grezza.
Così in fretta, più in fretta! – lo capisco ancora –
con l’inchiostro delicato, l’inutile altezza.
Traccia tre-quattro parole in qualche luogo,
a qualcheduno scrivi, laggiù che vedi:
noi siamo in ginocchio, e di nuovo,
e centomila volte di nuovo
sulla terra del cielo
siamo prostrati col volto ai suoi piedi.
Perché più grandi sono i miracoli delle parole,
della fine la misericordia migliore,
perché la farfalla vola in un paese lontano,
perché il padre dona il perdono. | Adalberto Mainardi | |
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| | Una farfalla o due |
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